Alessandro Romano è entrato a far parte di AideXa ad Ottobre 2020, e oggi ricopre il ruolo di Head of IT Development & Delivery. Gli abbiamo chiesto di raccontarsi in quattro semplici domande:
Come spiegheresti il tuo lavoro a tua nonna?
A mia nonna direi che aiuto Banca AideXa a soddisfare le sue esigenze nel modo più efficace e veloce possibile. E questo lo faccio coordinando un team di appassionati di tecnologia che lavorano insieme, unendo le loro teste e le loro competenze per uno scopo comune.
Quale App ti ha cambiato la vita?
Headspace, app di mindfulness guidata. Credo che, anche nel mondo dell’informatica, capire le proprie emozioni e praticare l’empatia non siano più considerabili soft skills, ma vere competenze hard, molto difficili da imparare senza un costante lavoro quotidiano.
Se AideXa ti prestasse € 100.000 per lanciarti in un nuovo business, dove investiresti?
Se penso al futuro da un punto di vista finanziario e tech, non posso fare a meno di pensare al mondo della Blockchain, del Web3.0, della DeFi/CeFi e degli NFT. Se avessi € 100.000 li punterei su un progetto che permetta a Banca AideXa di entrare in questo mondo come banca, e non solo come fintech, perché penso che sia ancora un campo inesplorato e pieno di opportunità sia per gli sviluppatori che per le banche.
L’impresa più bella di sempre, secondo te.
Quella di Yvon Chouinard, CEO di Patagonia, che alla fine del secolo scorso ha costruito un’azienda basandola sui propri valori, tra cui quello della durabilità e della sostenibilità. I capi di Patagonia, fin dagli inizi, erano realizzati per durare anche 15-20 anni e prevedevano un servizio di assistenza e rattoppo, piuttosto che di sostituzione. Chouinard ha investito su prodotti resilienti e sostenibili e questi stessi valori venivano respirati da tutti i dipendenti.
La voglia di fare la differenza: Alessandro entra in Banca AideXa
Alessandro conosce Banca AideXa quando ancora, a Ottobre 2020, si chiamava Banca Idea e lui lavorava come ingegnere software per lastminute.com.
AideXa tocca una delle sue corde più sensibili: supportare la piccola-media imprenditoria, colonna portante dell’Italia, attraverso esperienze innovative di una startup fintech bancaria.
Ma non solo. A convincerlo c’è anche l’entusiasmo tangibile a tutti i livelli manageriali, a partire dai C-level, nell’affrontare la sfida di unire due anime molto diverse: quella dinamica e innovativa di fintech, con quella di una banca, nell’immaginario comune statica e conservativa.
La vera sfida professionale è scoprire un modo di rimanere compliant alla normativa bancaria e allo stesso tempo sfruttare a pieno le opportunità della tecnologia più recente e innovativa.
Appena entrato in Banca AideXa, Alessandro non aveva ancora un team alle spalle. All’inizio è stato necessario collaborare con diverse società di consulenza esterne e soprattutto confrontarsi costantemente con i colleghi su tematiche nuove e mai esplorate, diventando questo stesso un momento di formazione.
Lavorare in una startup: opportunità e responsabilità
Lavorare in una delle prime fintech bancarie d’Europa è per Alessandro un’opportunità e una responsabilità. Far parte di una startup vuol dire avere davanti un foglio bianco e poca strada già tracciata. C’è tutto da costruire e molte occasioni di far sentire la propria voce. Nonostante si lavori insieme a manager di grande esperienza, non funziona il “è sempre stato fatto così” e, davanti ai primi risultati ottenuti, questo diventa uno degli aspetti più gratificanti e capaci di generare senso di appartenenza.
Credo si possa imparare più in un anno qui, che in sette anni da qualsiasi altra parte. C’è un’intensità di lavoro davvero alta, ma è proprio grazie al team e alla disponibilità delle persone che fanno parte di Banca AideXa che si riesce ad andare forte senza rischiare di perdere il controllo.
Astrofisica, videogiochi e tennis: Alessandro Romano fuori dal lavoro
Dentro e fuori dal lavoro Alessandro è una persona a cui piace scoprire il funzionamento segreto delle cose: dai computer e i linguaggi di programmazione, ai buchi neri e la forza di gravità. Dopo il diploma, si è lanciato subito sul campo, per toccare con mano il lavoro di sviluppatore software, iscrivendosi all’università solo in un secondo momento. In tutto questo, non ha mai smesso di videogiocare da quando, ancora bambino, Final Fantasy VII fu il suo primo insegnante di inglese. E, se sotto l’ombrellone legge trattati di fisica, sul campo da gioco pratica il tennis, uno sport che, come la meditazione, gli permette di approfondire aspetti introspettivi di se stesso.
Un tool e un consiglio (anche di lettura) per futuri IT Developer
Dal punto di vista degli strumenti, uno dei tool che Alessandro usa di più a lavoro è Visual Studio Code, e gli piace raccomandare a tutti gli sviluppatori software la lettura del libro Clean Code di Robert C. Martin.
Ricorda poi come per uno sviluppatore agli inizi è importante non rincorrere sempre l’ultimo trend, per quanto importante e accattivante, ma approfondire prima gli internals dei linguaggi di programmazione. Non va mai dimenticato poi che a queste competenze, chi vuole avere successo lavorando nell’IT, deve puntare a far crescere in parallelo anche empatia e intelligenza emotiva, lavorandoci tutti i giorni.
In questo ruolo c’è una fortissima componente umana. Lo sviluppo software è un grande lavoro di team, in cui il mito dell’hacker eremita che lavora di notte non funziona. Funzionano invece i team, i mix di competenze e di opinioni.